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Crescono a vista d'occhio le segnalazioni di adescamento e abusi legati alla piattaforma.

Progetto MASSERE - Sicurezza dei Minori sul Web

Iniziamo a capire che cos'è DISCORD?

Discord è una piattaforma di comunicazione vocale e testuale progettata principalmente per la comunità di giocatori, sebbene sia utilizzata anche in altri contesti. È un'applicazione di chat e voce multi-piattaforma che permette agli utenti di creare server privati o pubblici per comunicare con altri utenti tramite messaggi di testo, chiamate vocali e videochiamate.
Discord offre diverse funzionalità, inclusi canali di testo organizzati in categorie, canali vocali per comunicare verbalmente con altri utenti, integrazione con servizi di streaming e notifiche personalizzabili. Gli utenti possono unirsi a server dedicati a specifici giochi, interessi o comunità, o possono creare i propri server per connettersi con amici, colleghi o persone con interessi simili.
Si può creare uno spazio in cui sentirsi partecipe: I server Discord sono organizzati in canali tematici in cui puoi collaborare, condividere o semplicemente parlare della tua giornata senza intasare una chat di gruppo.

Come nella maggior parte dei social è prevista un'età minima di iscrizione, sul Termini del Servizio è indicata in 13 anni anche se nella lista delle età minima relativa ai singoli paesi è indicata 14+.

Ennesimo caso di GROOMING - adescamento online, a denunciare i fatti è stato il padre della ragazzina 13enne, insospettito dall'uso frequente del cellulare da parte della figlia. Il 23enne, residente nella provincia di Padova, avrebbe stretto una relazione virtuale attraverso Instagram.

Secondo la Procura di Treviso l'intento del 23enne sarebbe stato quello di avere dei rapporti sessuali con lei.

Durante i nostri incontri con alunni e genitori nelle scuole, parliamo spesso di ADESCAMENTO e pedofilia indicando come luogo "perfetto" le Chat dei VideoGames.
La Polizia postale di Firenze ha accertato 4 casi di contatti con adolescenti tra i 13 e i 16 anni. Quattro gli indagati, tutti trentenni. I genitori avevano sporto denuncia.

Il falso profilo della «sadica Giulia» usato dal 50enne per attirare le vittime, fra gli 11 e i 13 anni, in casa sua, dove le violentava e le filmava, poi le ricattava. L’incubo è durato per tre anni, finché una compagna di scuola ha chiesto aiuto a un’insegnante.

La ricostruzione:
Un uomo di 50 anni che utilizzava in modo massiccio WhatsApp e che, grazie a un profilo falso da «bambina», ha abusato per tre anni di tre ragazzine tra gli 11 e i 13 anni, è stato arrestato grazie a un’insegnante che, attraverso il rapporto di fiducia con un’alunna, ha ottenuto le sue confidenze. L’uomo, residente in provincia di Lodi, è incensurato e soffre da tempo di problemi psicologici (slegati, però, dalla perversione della pedofilia). Secondo l’accusa attirava in casa sua le ragazzine utilizzando il falso profilo, le costringeva a rapporti sessuali con lui e tra di loro e imponeva loro di tornare, sotto costante minaccia di pubblicare online foto e video realizzati durante le violenze. Ora si trova in carcere a Milano. Le accuse: produzione e detenzione di materiale pedopornografico, violenza sessuale e corruzione di minorenni. Lo hanno riferito i militari del Comando provinciale di Lodi. L’uomo è stato arrestato su ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura della Repubblica di Milano.

Una vicenda che «ha i contorni di un film dell’orrore», così l’ha definita il procuratore aggiunto di Milano, Maria Letizia Mannella. Disoccupato, il 50 enne abitava in casa ancora con i genitori anziani, la cui posizione è da vagliare al proseguire delle indagini. Alle vittime si era presentato inizialmente come un bravo vicino di casa. Dopo aver reperito i loro numeri di telefono, però, aveva iniziato a contattarle via WhatsApp usando un’identità falsa, quella della coetanea «Giulia», la «cattivissima e sadica Giulia». «Sfruttando la comune passione per i gattini è quindi riuscito a portarle a casa sua e a violentarle ripetutamente, costringendole anche a rapporti promiscui», ha raccontato lunedì mattina in conferenza stampa a Milano la pm di Milano che ha seguito le indagini, Alessia Menegazzo.

L’uomo diceva alle bambine di essere lui stesso una vittima della «sadica Giulia», che era una «maga», e che dovevano obbedirle se non volevano che uccidesse i loro rispettivi genitori, fratelli e familiari. I rapporti sessuali, che facevano parte di un «rito di purificazione», sempre ordinato dalla «malvagia» ragazzina, erano filmati con telecamere nascoste posizionate in una stanza dell’abitazione dell’uomo, dove i quattro si incontravano. In altri casi, invece, costringeva le tre ragazzine a riprendersi tra di loro e inviare i video e le foto su Whatsapp.

A fine dell’anno scorso il muro di silenzio si è rotto quando, su un profilo Instagram, il 48enne ha pubblicato un’immagine, che ritraeva una delle tre vittime in «una posa erotizzante», dicendo che lo faceva in esecuzione di un ordine di «Giulia». Una compagna di classe della ragazzina l’ha riconosciuta e ha avvisato un’insegnante, che è riuscita a farsi raccontare dalla vittima gli abusi subiti nei tre anni precedenti. Secondo la ricostruzione degli investigatori nessuno dei genitori si era mai accorto di quanto stesse accadendo alle loro figlie.

 

Fonte: Corriere della Sera - Pedofilia, si finge bambina su WhatsApp e abusa di tre ragazzine per tre anni: arrestato

Ulteriori dettagli:

Il Giorno - Lodi, si finge bambina su WhatsApp e abusa di tre minorenni: arrestato 48enne.
Le ragazzine (tra gli 11 e i 13 anni) sarebbero state abusate per anni. La Procura: "Vicenda da film dell'orrore"

RaiNews - Lodi, si finge bambina su WhatsApp: "Mi chiamo Giulia" e abusa per anni di 3 bimbe Arrestato 48 enne incensurato, avrebbe abusato di tre bambine tra gli undici e i tredici anni. Una delle vittime si è confidata con la propria maestra

Corriere della Sera (aggiornamento) - «Sono la cattivissima Giulia»: se l’orco si finge una bambina. Come difendersi: parla l’esperta



Durante i nostri incontri con gli studenti abbiamo spesso parlato del rapporto sempre più stretto tra videogiochi e adescamento di minori, da quando le console (Playstation, Wii, Switch, XBOX...) hanno iniziato a sfruttare la RETE il fenomeno è aumentato vertiginosamente.

Questo è il caso di FORTNITE: su segnalazione della mamma del ragazzino quindicenne la polizia rintraccia il giovane pregiudicato di 31 anni: si erano conosciuti giocando a distanza online.

Macerata, 14 maggio 2019 - Tenta di adescare un ragazzino in rete fingendosi poliziotto, ma l’intervento tempestivo di mamma e polizia lo fermano: denunciato 31enne residente fuori provincia, pregiudcato. E’ accaduto ad aprile quando una mamma di 43 anni si è recata in Questura insieme al figlio 15enne, preoccupata per quanto stava accadendo al ragazzo probabilmente vittima di un tentativo di adescamento in rete da parte di un finto poliziotto. La disavventura era iniziata da qualche tempo quando il figlio Paolo (nome di fantasia) giocando alla Play Station con il famoso gioco “Fortnite”, tanto in voga tra i giovani, era entrato in contatto con un soggetto che si era presentato come un poliziotto di 31 anni.

L'uomo, impiegato 54enne, è stato portato in carcere dopo essere stato trovato in possesso di un ingente quantitativo di materiale pedopornografico.

Gli agenti hanno rilevato la presenza di un profilo che, su di un noto social network, era solito postare commenti a sfondo sessuale su immagini di minorenni, anche in età pre-adolescenziale. Gli accertamenti informatici della Polizia Postale hanno consentito di identificare il titolare dell'account e di risalire ai suoi vari profili falsi, utilizzati per adescare minorenni sia italiani che di altre nazionalità.

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