Con il termine NOMOFOBIA intendiamo quello stato ansioso che si manifesta quando non è possibile usare il telefono cellulare (perché è scarico, perché non c’è campo ecc.).
Negli ultimi anni diversi team di ricerca, in Italia e all’estero, si stanno interrogando sempre più sulle caratteristiche della relazione tra le persone e gli strumenti di comunicazione come smartphone, pc, tablet.
Tra le più recenti riflessioni vi è quella che riguarda l’utilizzo di smartphone e come questo utilizzo possa sfociare in una relazione patologica col dispositivo.
Nel 2008 in Gran Bretagna viene coniato il termine NOMOFOBIA composto dall’abbreviazione“NO-MOBILE” e fobia ossia una paura marcata e persistente rispetto alla possibilità, reale o ipotetica, di non poter utilizzare i dispositivi elettronici e che comporta una rottura dello svolgersi delle attività quotidiane.
nomofobia
[no-mo-fo-bì-a] n.f.
stato ansioso che si manifesta quando non è possibile usare il telefono cellulare (perché è scarico, perché non c’è campo ecc.)
Etimologia: ← comp. di no [telefono] mo(bile) e -fobia.
Tutt’oggi non vi è un accordo unanime sul definire tale fenomeno una fobia o una dipendenza, le ricerche e le riflessioni sono ancora in atto, ciò che invece sembrano essere condivise sono le modalità con cui si presenta e le dinamiche che la caratterizzano.
In particolare si è visto come questa “assenza” del dispositivo comporti un notevole aumento dei livelli di ansia, angoscia e irrefrenabile bisogno di utilizzarlo; è una paura irrazionale di rimanere estraniato dal mondo web. Al fine di evitare tale stato di attivazione negativa il soggetto attua una serie di comportamenti quali avere sempre la batteria carica, il credito presente, lo smartphone sotto mano per vedere in tempo reale eventuali notifiche ( "ringxiety”), averne uno di riserva e si può anche iniziare ad evitare tutte quelle situazioni e luoghi che comportano il non utilizzo del cellulare.
Da diverse ricerche è emerso come questo fenomeno sia maggiormente diffuso tra quei soggetti con autostima bassa, difficoltà a livello sociale e relazionale, paura del rifiuto e tendenza all’isolamento. Attraverso il cellulare si può restare connessi col mondo, immersi nelle relazioni senza mai esserlo realmente. Tutto è mediato, fintamente meno emotivamente coinvolgente, si ha l’illusione di un controllo del sé e dell’altro. Si è anche visto come alla base ci sia un forte bisogno di essere sempre aggiornato su ciò che accade nel mondo social/web, la sensazione è quella di perdersi qualcosa di vitale se non si controlla in modo compulsivo, costante il profilo, se non si legge instantaneamente la notifica, se non di condivide e commenta in tempo reale. L’aspetto patologico sta nella quantità di volte che si compiono tali azioni, nell’emozione che accompagna questo atto, nella tendenza a “volerne sempre più” come accade con le sostanze stupefacenti.
Strettamente connesso a questo quadro vi è poi il fenomeno del VAMPING ovvero l’utilizzo notturno dei dispositivi. È un fenomeno che interessa soprattutto i ragazzi e che ha delle implicazioni a livelli sia fisiologici (perdita di sonno, iperstimolazione visiva, interruzione dello stato di riposo) sia psicologici come ad esempio il fatto di non “staccarsi mai”, essere sempre immersi in una realtà virtuale iperattivante senza avere la possibilità di vivere quell’aspetto sano della solitudine.
È come se non si fosse più capaci di sostenere il silenzio, il vuoto; tutto va riempito, tutto deve essere condiviso.
Rif: www.mediciitalia.it