Negli anni sono diverse le forme di dipendenza viste insieme, dal VAMPING alla NOMOFOBIA, dalla I.A.D. al I.G.D.
Oggi cercheremo di capire il significato di “infinite scrolling”; se pensate alla maggior parte dei social e siti web sfruttano la tecnica dell’infinite scroll permettendo un continuo caricamento di contenuti (foto/video/testi) ogni qual volta che l’utente scorre verso il basso come se fosse effettuato un refresh ad ogni scroll.
In alcuni paesi è conosciuto anche come “doom scrolling”, lo scorrimento ossessivo online che si trasforma in una condanna (“doom”).
Lo scroll è diventato un gesto naturale, utilizzato non solo dai ragazzi ma anche dai genitori, diventando una vera dipendenza, il concetto alla base è che scrollando continuiamo a trovare cose nuove (un post, una notizia, un video correlato, una foto) e tale processo è senza interruzioni nel flusso dei contenuti sfruttando il fenomeno dell’automaticità un po’ come avviene per le slot machine.
La ricerca continua della gratificazione porta ad effettuare nuovamente il gesto, e poi ancora e ancora, sempre nella speranza di trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che mi sarei potuto perdere.
In qualche modo siamo diventati schiavi. Per capirlo, basta guardarsi intorno: fermi in macchina, in coda al supermercato, in spiaggia, mentre aspettiamo qualcuno o qualcosa. Diventa automatico il gesto di afferrare lo smartphone e dare un’occhiata, o meglio, una “scrollata”. Un gesto effettuato a prescindere dal reale interesse rischiando di vedere anche cose già viste.
Inizialmente introdotto nei social, questa modalità è stata trasferita anche sui siti tradizionali, i menù sono stati sostituiti da una logica verticale, sostituendo la "Seconda Pagina" con "Altri" (cerchi qualcosa? Scendi e vedi se c’è!).
Diversi genitori, durante gli incontri serali, ci chiedono come poter combattere queste forme di dipendenza, domanda alla quale non è facile rispondere perché da una parte la tecnologia ci aiuta mettendoci a disposizione strumenti di analisi dei tempi di utilizzo o App per il "benessere digitale" che impediscono notifiche o limitano orari, ma dall’altra investe su come catturare l’attenzione del pubblico (di qualsiasi età) allo scopo di targettizzarlo e proporre contenuti ad-hoc (compresa la pubblicità).
Quindi uno dei consigli migliori è quello di staccarsi dal dispositivo nelle modalità e tempi che ognuno reputa possibili.
Esempio:
- Vado a letto? Non lascio il telefono sul comodino.
- Esco con il cane? Lascio a casa il telefono.
- Sto guardando un film/serie tv? Lascio il telefono lontano.
- Porto il figlio a giocare? Spengo il telefono.
Creare quindi delle regole base (difficili da applicare) che permettano al cervello concentrarsi sull’unica attività veramente importante:
- Riposare e dormire (senza cascare nel vamping)
- Godermi la passeggiata e la compagnia.
- Concentrarmi sulla storia senza doverla rivedere perché ci si è persi un pezzo
- Dedicare la giusta attenzione.
Facile no???
Questo concetto viene presentato, a tratti in maniera inquietante/allarmistico, nel documentario The Social Dilemma disponibile in streaming su Netflix.
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