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Pesaro, 22 novembre 2006 — Facevano sesso. O qualcosa che gli assomigliava. E si riprendevano col cellulare. Protagonisti: due studenti di scuola media. Poi «scaricavano» le scene nei telefonini dei compagni di classe. Lo ha scoperto per caso un genitore di una ragazzina che frequenta la «Don Gaudiano». Ha controllato il cellulare della figlia di dodici anni. La quale non c’entrava niente con le immagini scaricate sul suo cellulare ma sapeva perfettamente chi erano i protagonisti della prestazione erotica che scorreva sotto i suoi occhi. Era una sua compagna di classe e un coetaneo di 13/14 anni ripetente che frequenta un altro istituto. Di fronte a questa verità, i genitori della ragazza sono andati dalla preside Rita Caputo ed hanno segnalato quello che hanno visto sul cellulare. E a quel punto è scoppiato il caso.

La preside, che ieri non è stato possibile rintracciare perché fuori città, ha preso provvedimenti. Quali siano non è dato sapere. Al telefono con la direzione dell’istituto, ci risponde la professoressa Maria Assunta Berloni:"Possiamo dire che la vicenda non tocca la scuola né si è verificata al suo interno. Siamo stati interessati da alcuni genitori dopo che la presidenza aveva dato l’ordine di requisire tutti i cellulari che i ragazzi avevano in tasca. Pur essendoci una direttiva precisa che vieta di portarli in classe, gli studenti li avevano ugualmente. E li usavano per passarsi compiti, fare giochi, mandare messaggi e in fin dei conti perdere tempo. Così qualche giorno fa abbiamo controllato classe per classe sequestrando, se così si può dire, un centinaio di cellulari. Li abbiamo riconsegnati a fine lezione inviando un cedolino a casa dei ragazzi chiedendo la firma del genitore per avvertire che in caso di violazione del divieto si vedranno requisire il cellulare per tutta la durata dell’anno scolastico. Successivamente a questo controllo, la preside ha appreso attraverso delle sue fonti ciò che era accaduto. Da quel momento, c’è stata ampia collaborazione tra la preside e i genitori per accertare questa vicenda che ovviamente va affrontata e chiarita. Non per niente sono stati presi dei provvedimenti". Quali sono? "Non sono tenuta a rispondere perché questo è compito della preside. Va rimarcato che c’è stata grande disponibilità da parte di tutti per affrontare la questione".

Ma il primo risultato della vicenda è che tantissimi ragazzini, soprattutto di seconda media, sono tornati a casa chiedendo notizie su pratiche erotiche che hanno lasciato inebetiti genitori, nonni o zii che si sono trovati a dover rispondere ai quesiti. Difficile sapere quanti ragazzi abbiano scaricato nel loro cellulare il filmino pornografico che ritraeva una giovanissima studentessa della «don Gaudiano» con un suo amichetto. Dovrebbe essere stato girato però in un luogo del centro storico intorno alle cinque del pomeriggio. Ai protagonisti poteva sembrare in gioco che era giusto far vedere anche ai compagni di banco tanto per aprirgli nuovi orizzonti. In realtà la circolazione del filmino ha messo sul chi va là come non mai scuola e genitori. Dice al telefono la professoressa Berloni: "Questa vicenda, va detto chiaro, non intacca minimamente la qualità del nostro istituto. Semmai ribadisce che nulla è lasciato al caso, a cominciare dai controlli sui telefonini che non devono essere portati a scuola. Va ricordato che il sequestro dei cellulari è avvenuto prima della scoperta del filmino. Benché la vicenda non riguardi le ore scolastiche e l’istituto, ci siamo immediatamente attivati assumendo dei provvedimenti. Che la preside, se vorrà, potrà spiegare".

FONTE: QUOTIDIANO.NET | ITALIA NEWS

Civitanova Marche (Macerata), 31 maggio 2012
L’immagine di una dodicenne completamente nuda viaggia per giorni attraverso decine di telefonini. Uno scambio frenetico di Mms tra adolescenti (SEXTING), fino a quando la storia finisce sulla bocca e sui display di tutti ed è subbuglio in un paese dell’entroterra civitanovese dove non si parla d’altro.

Tutto comincia quando la ragazzina, senza niente addosso, si fa un autoscatto e commette la leggerezza di inviarlo tramite messaggio telefonico ad un amico, dodicenne pure lui. Frequentano la stessa scuola media in paese, il secondo anno, e quando lui riceve l’immagine, forse per darsi anche un po’ di arie con i coetanei, commette l’errore di girarla a qualche amico.

E così si innesca una sorta di catena di Sant’Antonio che finisce per coinvolgere una ventina di ragazzini, tutti minorenni e sotto i quattordici anni. Nessuno di loro probabilmente valuta le conseguenze di quel chattare via telefono ma nel paese, che è un piccolo borgo dove tutti si conoscono, quello che dovrebbe rimanere un segreto diventa di dominio pubblico e la notizia della foto imbarazzante fa presto ad esplodere e a diffondersi ovunque.

La mamma dell’adolescente va su tutte le furie e decide di sporgere denuncia ai carabinieri chiedendo successivamente un cospicuo risarcimento danni ad ognuna delle famiglie dei ragazzini accusati di aver ricevuto e poi rispedito la fotografia tramite il telefonico.

Della vicenda si sta occupando il Tribunale dei Minori di Ancona. La foto è rimasta confinata al circuito dei cellulari di un gruppo di ragazzini e non è stata inserita in circuiti web, su You Tube o sui social network tipo Facebook con il rischio di finire in pasto a pedofili, e nemmeno è stata maneggiata da adulti.

Ma tant’è, la Procura dopo la denuncia del genitore procede per diffusione di immagini pornografiche, ma la portata del reato verrà molto probabilmente ridimensionata dalla realtà dei fatti che sembrano essere il risultato di una somma di sciocchezze commesse dagli adolescenti coinvolti, che non si sono resi conto che si stavano infilando in un ginepraio di problemi.

FONTE: IL RESTO DEL CARLINO

Pescara, 29 marzo 2012 - Avrebbe adescato via internet decine di bambine tra gli 11 e i 14 anni in varie città d’Italia.
 
Violenza sessuale su bambine (foto Germogli)

Agenti della sezione della Polizia Postale di Teramo e del Compartimento di Pescara hanno arrestato un teramano di 33 anni.

La tecnica usata dall’uomo era quella del “GROOMING” spiegano dalla polizia postale, coordinata da Pasquale Sorgonà.

L’uomo le costringeva a riprendersi in foto e video osè tramite webcam.

FONTE: QUOTIDIANO.NET

ROMA - Aveva usato il server della biblioteca per non essere scoperto.
Nuovo caso di 'sexting' scoperto dalla polizia postale. Le ragazzine protagoniste delle immagini hard vivono in Lombardia

Sempre più diffuso tra i giovanissimi il fenomeno del 'sexting', ossia uno scambio di foto e video a sfondo sessuale, spesso realizzate con il cellulare, e la loro pubblicazione su internet.
L'ultimo caso, scoperto dalla polizia postale e delle comunicazioni di Catania, riguarda un sito italiano su cui erano visibili alcune foto di ragazze adolescenti, alunne di una scuola media di una cittadina lombarda, ritratte nude e, in alcuni casi, in atti di autoerotismo.

La polizia, coordinata dalla locale Procura distrettuale etnea, ha immediatamente rimosso le pagine e identificato l’autore del sito: un quattordicenne compagno di scuola delle ragazze.
Le immagini sembrano essere state fatte dalle stesse ragazzine con la fotocamera dei telefonini. L'adolescente indagato aveva utilizzato la connessione internet della biblioteca comunale per realizzare il sito sperando in questo modo di non essere identificato.

FONTE: Quotidiano.net

Roma, 21 giugno 2012 - Un minore su 2 è stato contattato via web più volte con proposte indecenti da sconosciuti. A 3 minori su 10 è stato chiesto un appuntamento al buio. Il 30% di chi ha subito un tentativo di adescamento ha meno di 15 anni.

Più di 200.000 minori hanno accettato proposte oscene in cambio di una ricarica telefonica. Sono alcuni dei dati emersi da un’indagine condotta in aprile dall’Istituto demoscopico SWG ed elaborati dal Moige - Movimento Italiano Genitori, che avvia una campagna di sensibilizzazione attraverso il numero solidale 45509, che serve anche a raccogliere fondi per un progetto di contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia.

La campagna ha per titolo “Ogni genitore dovrebbe sapere che”, e nasce dai preoccupanti risultati della ricerca condotta su un campione di 600 ragazzi utilizzatori di internet, di età compresa tra i 16 e i 21 anni, di entrambi i sessi e di tutte le regioni italiane. Dai risultati emerge che il tempo di navigazione medio si attesta tra le 3 e le 4 ore giornaliere. Ma osservando i dati nel dettaglio si rileva che, a fronte dei due terzi dei ragazzi che naviga sul web non piu’ di 3 ore al giorno, ne troviamo piu’ di un terzo (soprattutto maschi) che lo fa per oltre 5 ore.

Sul fronte dei limiti e delle preoccupazioni dei genitori, il dato per nulla rassicurante evidenzia come siano meno del 20% i padri e le madri che pongono dei limiti ai propri figli sul tempo di navigazione, mentre la maggioranza assoluta (79%) si fida di loro e non fissa alcuna restrizione. E tra le cose da non fare navigando, i genitori consigliano in particolare i figli di non accettare incontri con sconosciuti e di non fornire dati personali.

Preoccupa su questo fronte - dice il Moige - quel 17% di genitori che non dà nessun consiglio ai figli su come muoversi e cosa non fare. Social network, informazione e posta elettronica sono le opportunita’ offerte dalla rete maggiormente utilizzate, cui seguono il download di musica e film; meno gettonati la chat e il gioco. L’utilizzo di programmi d’incontro tramite chat riguarda circa un terzo dei ragazzi, soprattutto i più piccoli; oltre la metà dichiara di non aver mai utilizzato questo strumento. Ben 6 ragazzi su 10 non hanno computer dotati di sistemi di sicurezza e filtri per il controllo di accesso a siti dai contenuti pedopornografici e violenti. Quattro ragazzi su 10 vengono approcciati in Internet da sconosciuti per chiedere dati personali o fare proposte indecenti (40% del campione, percentuale che sale a 52% per le femmine, cioe’ 1 ragazza su 2) e per la maggior parte si tratta di minorenni.

La reazione della maggioranza è di interrompere subito la connessione, ma un terzo di coloro che hanno vissuto questa esperienza ha continuato a ‘chattare’ seppur senza rivelare i propri dati. Ciò che colpisce è soprattutto che la metà di coloro che hanno avuto questo genere di esperienze non ne abbia fatto parola con nessuno, e che solo una piccola parte ne abbia parlato con i genitori, e ancor peggio che un 4% abbia accettato di corrispondere alle proposte ricevute.

La pedofilia è una piaga che affligge ogni anno migliaia di bambini che subiscono abusi sessuali e i numerosi fatti di cronaca confermano che siamo in presenza di un’emergenza reale da affrontare subito e con ogni arma. I casi di adescamento, ad oggi, sono anche molto frequenti sul web, soprattutto a causa dei social network che consentono ai pedofili un contatto diretto con le piccole vittime. C’e’ da aggiungere, inoltre, che i casi denunciati sono solo la punta di un iceberg che rimane spesso celato dalla vergogna e dalla paura; dopo il dramma questi minori spesso restano soli, umiliati e non capiti.

Il Moige è in prima linea da anni nella lotta contro la pedofilia con campagne nazionali di sensibilizzazione, con tour educativi e informativi itineranti mettendo a disposizione psicologi, avvocati, educatori, il numero verde 800 93 70 70 e il sito internet www.prevenzionepedofilia.it, con l’obiettivo di combattere la pedofilia anche nei nuovi ambiti in cui si sta presentando - in particolare attraverso il web, per un corretto e responsabile uso della rete.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.moige.it Per rendere l’azione ancor piu’ completa ed efficace, il Moige ha intenzione di organizzare nelle scuole e nelle piazze attività di prevenzione e formazione per spiegare ai minori come riconoscere e sapersi difendere dai pedofili. I destinatari principali del progetto saranno gli alunni, i genitori ed i docenti delle scuole, che avranno la possibilità di essere coinvolti, formati e informati da operatori qualificati e preparati su tali tematiche, attraverso iniziative specifiche sul tema della prevenzione all’adescamento pedofilo e dell’abuso. Sarà distribuito materiale informativo a supporto della campagna e sarà inoltre sviluppata un’intensa attività sul web per favorire una maggiore informazione sull’argomento.

FONTE: quotidiano.net

I due studenti di un istituto superiore di Sansepolcro non sono stati ammessi all'esame di maturità. L'ultima bravata è andata ad aggiungersi al profitto modesto.

Sansepolcro, 28 giugno 2011 - E' proprio vero che su Facebook può succedere di tutto. Persino che un paio di studenti sbarbatelli usurpino il nome e la foto di un loro insegnante per chattare, con proposte sempre più esplicite, insieme a una coetanea pure lui studentessa, ma ancora minorenne. E' durata poco ed è finita con una sospensione dalle lezioni che ai due ragazzi è costata l'esclusione dall'esame di maturità.
Per loro infatti la mancanza disciplinare è andata a sommarsi al profitto piuttosto modesto.

Comincia tutto nel laboratorio di informatica della scuola. I due adolescente si costruiscono un profilo per il quale utilizzano non i loro nomi ma quello di un loro prof, foto compresa. Poi l'avventura in chat, a caccia di una ragazza che sia disponibile al dialogo. Ci casca la minorenne, cui arrivano ben presto proposte che lasciano poco all'immaginazione. Lei si rivolge ai genitori, loro all'autorità scolastica.
Alla fine il pasticcio viene a galla, responsabili compresi. Il resto è la cronaca di una maturità che nell'istituto biturgense si svolge senza due dei potenziali protagonisti.

FONTE: LA NAZIONE