News

RACCOLTA ARTICOLI PRINCIPALI QUOTIDIANI

Un'interessantissima ricerca del Telefono Azzurro in collaborazione con Doxakids conferma che sempre più ragazzi si collegano a siti porno su Internet anche grazie alla diffusione di Smartphone e Tablet.

Pornografia, adescamento e violenze sessuali online: si diffonde tra i giovanissimi la visione di siti pornografici (per il 46,7% dei ragazzi e il 34,7% delle ragazze questo è `molto´ vero, mentre per il 39,1% dei ragazzi e il 52,5% delle ragazze lo è `abbastanza´).

Lo rivelano i dati della ricerca nazionale Telefono Azzurro-Doxakids, presentata ieri presso l’Università Bocconi di Milano nell’ambito del convegno «Libertà, responsabilità ed etica: nuove sfide per la tutela della web generation», organizzato da Telefono Azzurro e Cergas Bocconi in occasione del Safer Internet Day 2015.

Un teenager su due vorrebbe più consigli dagli adulti per navigare sul web in sicurezza.

 

Fonte: La Stampa - Leggi l'articolo completo QUI.

LONDRA - Tallulah Wilson, 15 anni, era finita in un gruppo di autolesionismo sul social network Tumblr, si era convinta di essere brutta e obesa e si faceva del male da sola per soddisfare gli altri utenti. Ma poi non ce l'ha fatta più e si è tolta la vita, lanciandosi sotto un treno. 

La mamma non ci sta e accusa con forza il web di aver ucciso la figlia. "É stata catturata dalle grinfie di un mondo digitale tossico, dove nelle ultime settimane non riuscivamo più a raggiungerla. Ho fatto tutto il possibile per tenerla al sicuro, ma era caduta in un mondo di incubi". 

Un incubo da dove non si è più svegliata, convinta che la sua vita fosse da buttare. L'accusa è tutta per il social Tumblr e di quel gruppo di autolesionismo che ha finito per convincere la bella Tallulah di essere brutta e obesa, che continuava a scriverlo anche su twitter.

Una volta scoperta questa vita segreta online della figlia, la mamma ha chiuso il suo account. 24 ore dopo la teenager si è tolta la vita.

Fonte: LEGGO (Leggi l'articolo originale qui)

Nel 2004 era un piccolo network per studenti dei college statunitensi, oggi è una nazione da 1,2 miliardi di visitatori mensili provenienti dall’Asia (351 milioni), dall’Europa (276 milioni), dagli USA e dal Canada (199 milioni) e da altri territori.
Una espansione graduale, ma inesorabile, documentata dalla mia mappa dei social network nel mondo, che ha imposto un modello di socialità in rete e di business che produce 5 miliardi di dollari di fatturato.

Oggi gli italiani che visitano Facebook al meno una volta al mese sono 26 milioni. Quelli che lo fanno almeno una volta al giorno sono 17 milioni. Negli ultimi dodici mesi si è avuto un incremento della consultazione in mobilità tanto che oggi gli utenti mensili da mobile sono 16 milioni, quelli giornalieri 10 milioni.

Che ETA' hanno gli italiani iscritti a Facebook?

In questi anni è rimasta pressoché inalterata la suddivisione tra uomini e donne, rispettivamente al 52% e al 46%, con una quota di un 2% di non classificati. Invece ciò che è mutata profondamente è stata la composizione delle età degli iscritti. I primi colonizzatori di Facebook sono stati i 19-24enni che nel 2008 rappresentavano ben il 29% di tutta la popolazione iscritta. Insieme a loro i 25-29enni che erano il 22%.
Oggi la prima fascia rappresenta solo il 18% degli utenti pari a 4,6 milioni di persone e la seconda il 12% ossia 3,2 milioni. In questa redistribuzione dovuta alla massificazione, ha assunto un peso prevalente la popolazione più anziana, soprattutto quella di età 36-45, che ora rappresenta il 21% ossia 5,4 milioni di individui.
Nell’ultimo periodo la coorte che cresce di più, al ritmo di un 40% all’anno, è quella degli ultra 56enni. Cala, da settembre ormai, la fascia dei 13-18enni che anno su anno fa registrare un -10%.

Ad oggi Facebook nel mondo è il SocialNetwork più usato come si vede dall'infografica sottostante:

Fonte: Vincos.it

Si chiama “Birra alla goccia”. E non è altro che la versione italiana di una delle mode più pericolose in voga tra i giovani del web: il Neknominate.
Un gioco social che consiste nel bere alcol senza freni, sbronzarsi, filmare il tutto e lanciare la sfida in rete, ovviamente su Facebook.

Nato in Australia e poi diffusosi a macchia d’olio tra i giovani in Inghilterra, Irlanda, Francia e Usa, dove ha già fatto cinque vittime, il Neknominate ora è arrivato anche in Italia. E da qualche giorno rimbalza pericolosamente su tutti i social network dove la sfda a chi beve di più è già diventata virale.

LE VITTIME
Basta fare una ricerca su YouTube alla chiave “Neknominate” per trovare migliaia di filmati delle migliori performance alcoliche. Una sorta di gioco al massacro che come era facile immaginare, ha già registrato diverse vittime: in Irlanda, Johnny Bryne, 19 anni, è morto annegato dopo aver bevuto una pinta di birra ed essersi buttato in un fiume. Ross Cummins è stato trovato svenuto in casa a Dublino ed è morto poco dopo in ospedale: aveva 22 anni. Isaac Richardson, 20 anni, morto per un devastante cocktail di vino, whiskey, vodka e birra; a Cardiff, il 29 enne Stephen Brook, ucciso da una bottiglia di Vodka mandata giù in meno di un minuto; quindi, il rugbista Bradley, appena vent’anni, che agli amici preoccupati per la china pericolosa rispondeva: «Vi dimostro chi è che comanda». Due bottiglie di gin mescolate con del tè gli sono state fatali. Il fenomeno che sta riscuotendo gran successo ha già mietuto le prime vittime anche nel nostro paese. La scorsa settimana ad Agrigento, un ragazzo di sedici anni è finito in coma etilico.

IL DRINKING GAME IN ITALIA

In Italia il Neknominate (il cui nome fa probabilmente riferimento al collo della bottiglia) si chiama "Birra alla goccia" e i partecipanti bevono principalmente pinte di birra, appunto “alla goccia” (in un sol fiato) dopo che si è stati sfidati dai propri amici su Facebook. Lo sfidato viene "nominato" attraverso un video ed è "costretto" a raccogliere la sfida. Qualcuno deve filmare il tutto per dare così la possibilità agli autori della goliardata di sfidare altri utenti della Rete, spesso amici o conoscenti, a fare peggio con la frase: «saprai fare meglio di me nelle prossime 24 ore?».

In altre parole, chi è ‘Neknominato’ è costretto a raccogliere la sfida. E se non si accetta la sfida arriva la penitenza: offrire da bere per una sera intera alla persona che ha coinvolto gli amici nel gioco. I neknominati italiani per il momento sembrano essere più "moderati", ma la tendenza che sia made in Uk o in Italy non va sottovalutata.

{flike}

Fonte: Il Messaggero

NEKNOMINATIO - RACCOLATA DI IMMAGINI A CURA DI VANITY FAIR
     

 

Duecentocinquanta euro. E’ la cifra che separa una studentessa novarese, accusata di aver detto «stronzo» a un professore su Facebook, dal ritiro della querela da parte dell’ex insegnante. 

Per molti potrebbe sembrare una cifra irrisoria, ma per lei non è così: «Lui vuole 500 euro. Io, però, lavoro part time e non posso permettermi una somma così alta, quasi pari a uno stipendio mensile. Sono disposta a pagare la metà, 250 euro». 

Una trattativa non facile, dunque. L’altro ieri, all’udienza del processo che vede Sara S. imputata di diffamazione aggravata assieme alla compagna Gaia R., il giudice ha concesso un altro rinvio per vedere se nel giro di qualche settimana le parti in causa possano trovare un accordo che soddisfi tutti.  

Intanto il professore ha ritirato la costituzione di parte civile: se entro gennaio non verrà risarcito con mille euro (500 per ognuna delle ex allieve) intraprenderà le vie civili per ottenere un risarcimento del danno, mentre il processo penale farà il suo corso. Se invece le due ragazze pagheranno quanto chiesto, la vicenda sarà chiusa. Lui ritirerà la querela.  

Studentesse a processo per insulti su FacebookE’ bastata una sola parola, scritta su uno dei social network più utilizzato fra i giovani, a far rischiare alle studentesse oggi ventenni una condanna da 6 mesi a 3 anni di reclusione o, in alternativa, la multa non inferiore a 516 euro.  

Tanto è previsto per la diffamazione su Facebook, che la giurisprudenza considera aggravata ed equiparabile a quella «a mezzo stampa» vista la diffusione incontrollata dei messaggi che compaiono in rete.  

All’epoca dei fatti, tre anni fa, le imputate frequentavano il liceo artistico di Novara. Era stato creato in Facebook un «gruppo» degli allievi con lo scopo, in genere proprio dei social network, di ritrovare vecchi amici, mantenere i contatti.  

Un giorno uno aveva lanciato invitando gli ex compagni a indicare chi fosse il professore più odiato. Era risultato il sessantenne che oggi le accusa. L’avevano definito «stronzo». L’interessato aveva fatto partire l’esposto in Procura.

FONTE: LA STAMPA (Leggi l'articolo completo qui.)

Cosa fanno i giovanissimi quando navigano su internet? E mamme e papà realmente consapevoli dei rischi che possono correre i loro ragazzi? Lo abbiamo chiesto a oltre 1.700 genitori di figli tra i 10 e i 16 anni di età.

Internet e minori: rischi da non sottovalutareLe nuove generazioni usano internet come compagno di giochi, libro di testo, addirittura al posto del vecchio cortile, per tessere le loro relazioni sociali. Un mondo virtuale ricco di stimoli, ma anche di potenziali pericoli. Per un genitore è difficile trovare il giusto compromesso tra la necessità di lasciare i propri figli sperimentare le enormi potenzialità della rete e quella di tutelarli da eventuali situazioni sgradevoli. Per tracciare un quadro della situazione, nella nostra inchiesta abbiamo chiesto a 1.708 genitori di parlarci del rapporto dei loro figli con la rete.

Il 97% dei giovani tra i 13 e i 16 anni è online
Secondo la nostra indagine quasi otto ragazzi su dieci tra i 10 e i 12 anni navigano in internet, mentre quelli tra i 13 e i 16 anni sono addirittura il 97%. Tra i pochi che non lo fanno spiccano soprattutto ragioni educative: nel 43% dei casi i ragazzi più piccoli non hanno il permesso dei genitori. Ma la linea di confine delle regole sfuma con l’età di passaggio tra medie e liceo (13-16 anni), periodo in cui il divieto vige ancora solo per poco più di due ragazzi su dieci. Interessante notare che l’impossibilità di accedere alla rete è ormai un problema limitato, ma esiste: due ragazzi su dieci tra chi non usa internet lo indicano come motivo per cui non possono andare sul web.

I rischi dei minori connessi alla rete
Per un genitore non è sempre facile seguire l’attività online dei propri figli. Alcuni impongono regole precise sull’uso del pc. Altri si fidano e non sentono la necessità di controllare in modo specifico questo aspetto della loro vita. Tuttavia, certe risposte mostrano che alcuni rischi legati al web potrebbero essere oggi sottostimati: per esempio tra i ragazzi di 13-16 anni i genitori pensano che si siano imbattuti in adulti che fingono di essere coetanei nell’8% dei casi. La stessa percentuale dichiara che i figli hanno ricevuto materiale pornografico non richiesto. E il 7% che ha incontrato dal vivo persone conosciute online.

Quando il web crea dipendenza
Ma i problemi che possono sorgere con le nuove tecnologie non sono solo questi. C’è anche il rischio di trovarsi dipendenti dal web. Secondo un recente rapporto pubblicato dalla Società italiana di pediatria, gli adolescenti che navigano su internet per più di tre ore al giorno mangiano peggio, leggono di meno, praticano meno sport e hanno un rendimento scolastico inferiore. I genitori che abbiamo intervistato sembrano essere al corrente del rischio, imponendo spesso un limite di durata alla navigazione.

Fonte: Altroconsumo