- Il Giornale di Vicenza
Bulli su Facebook.DENUNCIATI [Il Giornale di Vicenza]
Tre studenti vicentini di 16 anni hanno messo in atto una “cyberaggressione” a due ragazzine di 14.
Hanno usato nomi e immagini delle giovani per file pornografici Hanno ammesso: «Una vendetta perché loro non ci guardavano»
Le avevano prese di mira per la loro bellezza. Le due ragazzine di 14 anni che prendevano il bus con loro davano poca confidenza e chiacchieravano fitto fitto, senza degnarli di uno sguardo. Per questo avevano deciso di vendicarsi, scegliendo di utilizzare la rete. È l'ipotesi della polizia, che ha denunciato alla procura per i minorenni tre studenti vicentini, colpevoli di aver utilizzato foto di due ragazze veronesi e di averle molestate e minacciate attraverso facebook. I fatti contestati risalgono all'ottobre scorso, ma gli inquirenti hanno impiegato qualche tempo per riuscire ad identificare i tre giovani, anche perchè utilizzavano un computer dell'ufficio dove lavora il fratello maggiore di uno di loro. In base a quanto è emerso nel corso dell'indagine, i tre studenti - tutti di 16 anni - avevano deciso di rovinare l'immagine virtuale delle due quattordicenni. Erano entrati nel loro profilo di Facebook, ed avevano postato delle immagini hard. Avevano quindi utilizzato le fotografie delle due studentesse per dei fotomontaggi, applicando i loro visi sopra quelli di celebri pornodive, e modificato i titoli di video o film con i loro nomi e cognomi. Avevano postato su siti di annunci i loro dati, diffuso i loro indirizzi e-mail. Le due studentesse hanno compreso in fretta che qualcosa non tornava e che non conoscevano tutta quella gente che scriveva loro. Quando altri amici le hanno avvisate che i loro nomi comparivano in siti non proprio raccomandabili si sono spaventate. Ne hanno parlato con i genitori ed hanno compreso di essere vittime di una «cyberaggressione» da parte di «cyberbulli». Si sono rivolte alla polizia e, accompagnate dai genitori, hanno denunciato gli episodi. Nel frattempo hanno continuato a ricevere messaggi di offese, insulti e anche minacce («posto su internet le tue foto nuda») ai loro indirizzi. Le indagini, come detto, hanno impegnato gli agenti per alcune settimane. I poliziotti hanno scoperto che per le indebite intromissioni su Facebook e molti post era stato utilizzato un computer collegato ad un indirizzo ip aziendale. Pertanto hanno dovuto comprendere chi usasse quel pc, accertando che si trattava di un computer su cui aveva anche possibilità di navigare il fratello minore del dipendente. Da lui gli inquirenti sono arrivati agli altri due vicentini. Tutti e tre hanno ammesso, anche davanti ai genitori, ed hanno spiegato che per loro era una scherzosa vendetta per quelle due ragazzine altezzose. Alle quali, però, hanno rovinato la vita. E dovranno pagarne le conseguenze.
[Fonte: Il Giornale di Vicenza 19-02-2012]

PADOVA – Paolo Segato, 52enne di Maserà di Padova, è stato arrestato dai carabinieri della stazione di Albignasego con l’accusa di atti sessuali con minori, prostituzione minorile e detenzione di materiale pornografico. Secondo il giudice per le indagini Paola Cameran che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del sostituto procuratore Sergio Dini, tra il 2009 e i giorni scorsi il 52enne si sarebbe reso protagonista di diversi incontri con una decina di ragazzini della zona, tutti con un’età minore dei 14 anni, uno di loro contattato tramite il social network Facebook. Segato, è l’ipotesi della magistratura, li ospitava nella sua casa e lì assieme a loro si sarebbe lasciato andare ad atteggiamenti piccanti, toccando e facendosi toccare a sua volta dai ragazzini, o mettendo in pratica dei rapporti orali a vicenda, o solo chiedendo di farsi mostrare, e mostrando loro, i propri organi genitali.

MILANO - Il modello più autorevole potrebbe essere papà Obama, che vieta alle figlie di 10 e 13 anni l'uso di Facebook, «perchè non si mettano a raccontare i fatti loro agli sconosciuti». Ma anche senza essere Presidenti e capi di Stato, sono tanti - e in qualche caso legittimamente - i genitori che del social network blu temono violazioni di privacy e potenziali pericoli. Sempre di più quelli che «pedinano» i propri figli in Internet, violando computer e parole chiave, intercettando amici di cui non sospettano l'esistenza e creando falsi profili per monitorare l'attività in rete.
DIVIETI - Gli psicologi sono divisi: qualcuno appoggia lo «spionaggio», data la portata dei rischi. Altri lo escludono categoricamente: «E' inutile e i ragazzi sono bravissimi a superare divieti», sostiene Matteo Lancini, docente di Psicologia in Bicocca ed esperto di adolescenti.