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Eccoci qui a parlare ancora una volta di FOTO/SELFIE e Social Network! E' di questi giorni l'esplosione di una nuova pericolossisima moda: One Finger Challenge.
Il gioco consiste nel scattarsi una foto allo specchio, senza vestiti, cercando di coprirsi le parti intime con un solo dito, per poi postarla sui propri social.
Durante i nostri incontri chiediamo spesso: <<Perchè pubblichi una foto su internet?>> La risposta che otteniamo è sempre la stessa! <<Farmi vedere!>>.

Come al solito la censura sui Social è sempre al limite e prima che questi hashtags vengano bloccati passeranno giorni, intanto le immagini fanno il giro del Web.

Volete qualche esempio? Ecco INSTAGRAM oggi (29-11-2016 12:45): https://www.instagram.com/explore/tags/onefingerchallenge

I TAGS più usati? Eccoli: #onefingerselfiechallenge #onefingerchallenge #1fingerselfiechallenge

Alcuni articoli usciti oggi sul tema:

TGCOM24 ["One finger selfie challenge": la nuova mania degli autoscatti arriva dal Giappone]

LEGGO ['One Finger Challenge', tutti nudi ma coperti da un dito: è la peggior selfie mania di sempre]

PANORAMA [#onefingerselfiechallenge: nudi sì, ma dietro un dito. E' la nuova selfie-mania che arriva dal Giappone e che sfrutta le intramontabili magie della prospettiva]

Ne hanno parlato anche in Radio su DEEJAY:

Ascolta il PODCAST qui

 

Facebook presenta la nuova Piattaforma di prevenzione contro il bullismo in collaborazione con Yale Center for Emotional Intelligence.

Abbiamo dato una prima occhiata, abbiamo selezionato le sezioni più interessanti:

ADOLESCENTI: Il bullismo può verificarsi ovunque e assumere varie forme, che vanno dal diffondere false voci a pubblicare foto inappropriate, a minacciare qualcuno. Bullismo significa essere cattivi o offensivi arrivando a spaventare o ferire un'altra persona. Che tu sia vittima di bullismo, abbia un amico che ne è vittima o abbia ricevuto accuse in proposito, ricorda che puoi sempre trovare aiuto. Scopri gli strumenti che ti offre Facebook per aiutarti a gestire il problema.

SCARICA LA PRESENTAZIONE COMPLETA [PDF]


GENITORI: Il primo passo per aiutare tuo figlio consiste nell'essere un buon ascoltatore. Ricorda che nessuno conosce tuo figlio meglio di te e che rappresenti un modello a cui rivolgersi per gestire le situazioni difficili. Ecco alcuni suggerimenti e strategie generali che possono esserti utili per intavolare una conversazione efficace e gestire i problemi di bullismo segnalati più di frequente.

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INSEGNANTI: Speriamo di fornirti informazioni che ti consentiranno di aiutare gli studenti coinvolti in situazioni di bullismo: quando e dove parlare con loro, cosa dire esattamente e su cosa riflettere per intervenire in un momento successivo. Ecco alcuni suggerimenti e strategie generali per consentirti di creare e implementare normative scolastiche, promuovere un clima positivo in classe e prevenire il bullismo.

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L'uomo di 53 anni, residente a Vercelli, è stato bloccato dalla polizia per violenza sessuale ai danni di minori e adescamento.

l profilo Facebook era quello di un ragazzino di 16 anni in cerca di nuove amicizie. Dietro questa identità, risultata falsa, in realtà si celava un uomo di 53 anni che tentava, spesso riuscendoci, di adescare adolescenti per ottenere immagini a sfondo sessuale e incontri.
L'uomo, residente a Vercelli, è stato arrestato dalla polizia per violenza sessuale ai danni di minori e adescamento. Per l'accusa, infatti, le sue violenze non si limitavano alla richiesta di foto.

La denuncia - Le indagini sono partite nel 2011 dalla denuncia di un padre a cui la figlia, all'epoca soltanto 14enne, aveva confessato di aver ricevuto "particolari attenzioni" da quel conoscente, che era riuscito ad ottenere la fiducia dei genitori. L'uomo aveva preso l'abitudine di andare a prendere la ragazza a scuola e avrebbe successivamente iniziato a fare pressioni sulla ragazzina, al tempo quattordicenne, con messaggi espliciti e richieste di natura sessuale.

Nell'ordinanza di misura cautelare emessa a suo carico viene contestato anche un episodio di molestia risalente proprio al 2011.

Altre due vittime – Dopo sette mesi di intercettazioni operate grazie a una serie di operazioni tecnico-informatiche è stato possibile raccogliere sufficienti elementi di prova per accusare l'uomo di adescamento. In particolare le indagini avrebbero appurato che almeno altre due minori sarebbero state destinatarie delle richieste esplicite dell'uomo che avrebbe creato anche profili anche su altri social. 

Fonte: Sky TG24 (leggi articolo completo qui)


Lo stesso caso viene ripreso anche su altri giornali come:

La Repubblica: Vercelli, si finge sedicenne su Facebook per adescare ragazzine: arrestato agente penitenziario

La Stampa: Cinquantenne adescava le ragazzine sui social

ANSA.it: Si fingeva 16enne su Fb per adescare

 

Con queste poche righe vorremmo fare i complimenti ai ragazzi delle classi III, in particolare delle III D e III G dell'Istituto L. Milani di Meda che oggi, 04/0/2016, alle ore 12:00 si sono confrontati sulle tematiche social grazie a un progetto più ampio proposto dal MIUR e accolto dai docenti della scuola e dal Comune di Meda

Il confronto, la "sfida", è avvenuta in termini di dibattito e ha visto confrontarsi due squadre: una pro social network e una contro; ogni squadra era formata da un capitano, due oratori e dei ricercatori.

Le argomentazioni dei Pro sono state diverse, tra le principali la grande ricchezza che i social possono portare in termini di conoscenza e apertura mentale, di facilità di comunicazione, di diffusione di idee e valori che favoriscono la convivenza e la conoscenza culturale. Hanno anche riportato dati statistici rispetto all'utilizzo di queste tecnologie in sede lavorativa ed educativa in termini di potenziamento delle risorse.

Le argomentazioni della squadra Contro invece, anch'esse molto ricche e significative, hanno maggiormente messo in luce i risvolti di pericolo e dipendenza che i social comportano sia a livello fisico sia a livello emotivo, psicologico e relazionale. Sono state toccate le tematiche del vamping, della IAD, del cyberbullismo e dell'insidia dell'anonimato. 

Ringraziamo per aver avuto l'opportunità di aiutare e di essere presenti a questo momento di crescita e arricchimento.

Vi facciamo un grande in bocca al lupo!

Al di là dei nomi, al di là delle dinamiche, al di là delle soluzioni scelte c'è un aspetto che accomuna le storie di diffusione illecita di foto e video intimi, privati di ragazze che, nel loro modo, vivono la propria sessualità.                 Questo aspetto è la vergogna. Ascoltando i giornalisti nel commentare la notizia, leggendole sui giornali, emerge come la vergogna venga associata al vissuto provato da queste ragazze dopo la diffusione dei video o foto in questione.

Ma cosa è la vergogna? Tutti la proviamo? Perché?

La vergogna è un'emozione, un vissuto profondamente doloroso che pone le sue radici in noi già dal 14° mese di vita quando il bambino, nel suo ingenuo esplorare, attua dei comportamenti che agli occhi dell'adulto sono connotati dalla vergogna. La vergogna quindi può essere considerata "sociale", un vissuto derivante da una trasgressione di uno standard etico- sociale- familiare che porta il soggetto a provare una sensazione di forte vulnerabilità, inadeguatezza e confusione. Lo stato emotivo, se prolungato, ripetuto e mai "riparato" può sfociare in una serie di cognizioni, pensieri su di sè di cui pian piano l'individuo se ne convince sempre più: "sono sbagliato", "sono cattivo", "non merito amore"...

La vergogna è quindi tanto intima quanto sociale, intima perché riguarda il chi sono io, che valore ho, sociale perché è a partire dallo sguardo dell'altro che provo vergogna ed è dall'altro che inizio a fuggire, nascondermi fino a isolarmi.Si può immaginare quanto sia forte e invasiva quando lo sguardo dell'altro, non è dell'amica o della madre, ma è quello di tante persone, anche sconosciute, che attraverso uno schermo e una tastiera guardano e giudicano quel comportamento che è socialmente connotato come "vergognoso".

La vergogna è quindi sociale, emotiva, cognitiva ma anche corporea, se proviamo vergogna arrossiamo, abbassiamo lo sguardo, ci copriamo la faccia, chiudiamo le spalle. E' un'emozione che attiva a diversi livelli e quindi inevitabilmente agiamo in base a questo. Dal nascondere il proprio viso si passa al nascondere alcune parti di noi, quelle "vergognose", fino a nascondere noi stessi, isolandoci e arrivando a vedere un' unica soluzione: scomparire.

Scritto da: Stefania Sedini